mercoledì 18 novembre 2009

Nothing but the truth - John Kani (2008)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano di Verona (in concorso); in lingua originale.

Il ritorno del corpo del fratello morto in esilio è l'occasione per un bibliotecario di fare i conti con il proprio passato e con i segreti nascosti della sua vita, questo in parallelo con quanto lo stato, il Sud Africa in cui il film è ambientato, sta facendo tramite la Truth and Reconciliation Commission. Ovviamento la catarsi non potrà avvenire senza un confronto con la famiglia (la figlia e la nipote) e un'onesto racconto delle verità sepolte (in questo senso mi ha ricordato "Segreti e bugie").
Kani si trova a suo agio dietro la machina da presa e ci regala una regia solida, con una fotografia magnifica fatta di colori delicati e luci pastose, solo talvolta virata verso colori terrei.
Gli attori non mi sono sembrati adeguati, ma il vero neo del film è nella storia un pò troppo semplicistica e nella mancanza di coraggio nel dare vita ad un vero e proprio dramma, o nell'usare l'ironia; la sceneggiatura invece cerca sfoghi comici non originali con l'inserimento di un personaggio alla moda, upper class, viziato e di estrazione culturale diversa che deve fare i conti con le proprie radici dimenticate (la nipote del protagonista), deviando per tutta la prima metà verso una risata facile fatta dalla contrapposizioni di culture/classi sociali.
Peccato, appena un poco di coraggio in più e sarebbe stato un gran film.

Il film è stato seguito da un cortometraggio poco cinematografico e con una trama esilissima (il protagonista perde la casa, poi gliela ricostruiscono), ma quantomeno dai colori splendidi dal titolo "La residence Ylang Ylang" di Hachimiya Ahamada.

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