martedì 19 gennaio 2010

La prima cosa bella - Paolo Virzì (2010)

(Id.)

Visto al cinema

Dopo "Tutta la vita davanti" avrei detto che Virzì sarebbe imploso; visto il trailer di questo film poi mi aspettavo il classico film italiano malato di nostalgia e niente di più. Si insomma, ero pronto alla delusione.
Invece "La prima cosa bella" è, se possibile, meglio del suo illustre precedente.
Certo la storia è banale: Mastandrea è disilluso e infelice a causa di sua madre che non vede da anni, visto che lei sta morendo viene costretto a tornare a Livorno, sua città natale, dove incontrerà gente e rivivrà fatti e ricordi fino all'inevitabile morte della madre nel momento in cui tutti possono tranquillamente immaginare che morirà. C'è poco da fare, Virzì è ruffiano, a sta povera donna fa capitare di tutto, anche troppo perchè possa pretendere realismo, e poi gioca con sentimenti facili di umiliazione e riscatto, di disillusione e tentativi di felicità... però virzì ci riesce; riesce sempre ad usare i meccanismi più banali e a renderli utili, credibili.
Colonna sonora d'epoca adattissima, interpreti magnifici (come al solito per Mastandrea, applauso alla Pandolfi, l'unica che incespica è la Ramazzotti che in certi momenti si vede proprio che si sforza), trama che mescola dramma e commedia anche nelle stesse scene (decisamente si ride, ma decisamente si può anche piangere).
Ma soprattutto, il lavoro che fa Virzì è di raccontare una storia tutto sommato banale nel mondo del cinema senza pregiudizi. tutti i personaggi, anche quelli peggiori alla fine si rivelano solo persone infelici e ferite, che anzi, spesso reagiscono a problemi causati dai protagonisti (i buoni); e poi nessuno vince in questo film, nessuno impara nulla, la scena finale di Mastandrea non è dirimente, semplicemente si fa il bagno in mare, ma non ha risolto i suoi problemi, non è più felice di prima, crederlo è solo una congettura, Virzì non spiega, semplicemente mostra.
Infine c'è da dire che ho molto apprezzato il rispetto del regista per il pubblico; infatti non tutto quello che succede è spiegato, o almeno non subito, Virzì lascia che ognuno ci arrivi per conto proprio, che si faccia le sue congetture, non impone un significato ad ogni cosa.
Direi che lo candido ad essere il miglior film italiano dell'anno.

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