giovedì 21 gennaio 2010

Schiava d'amore - Nikita Sergeevič Michalkov (1976)

(Raba lyubvi)

Visto ad un un cineforum, in lingua originale sottotitolato.

1917, Crimea (regione bianca, politicamente parlando), una scalcinata troupe sta cercando di realizzare un film, tra uno sceneggiatore incapace, un produttore spaventato, un regista con problemi d'alimentazione, un'attrice svampita e un direttore della fotografia politicamente sensibile (ma questo non traspare subito); l'attrice si innamorerà di quest'ultimo (ovviamente sarà una storia d'amore travagliata), ma ci penserà la rivoluzione a colpire tutti, dapprima dolorosamente, poi la presa di coscienza dell'attrice la porterà ad accettare il bolscevismo e a rischiare la vita per esso.
Il film rimane sospeso tra la commedia ironica (tutta la prima parte è una sorta di "Effetto notte" divertente), un film romantico con accenni di poesia, ed un impegno politico che esplode nel finale (la scena conclusiva del film è una metafora talmente schietta che la si capisce anche da bendati; e, mi è parsa, pure la scena meglio realizzata del film).
Sulla carta un buon film, purtroppo però non ha più i tempi e il ritmo giusti per essere visto oggigiorno, anche con le migliori intenzioni, non si può non essere sopraffatti dalla noia in più punti e si arriva alla fine stremati.

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