mercoledì 8 settembre 2010

12 - Nikita Sergeevič Michalkov (2007)

(12 razgnevannyh muzhchin)

Visto in DVD.

Remake a livello puramente nominale di "La parola ai giurati", film di per se notevolissomo tratto da un'opera teatrale magnificamente scritta. Puramente nominale perchè ne ruba solo l'idea di fondo (i 12 membri di una giuria che devono decidere della vita di un ragazzo apparentemente colpevole e vengono per questo chiusi assieme, tutto sembra deciso ma la testardaggine di uno dei giurati ribalta le cose).
Michalkov però cambia le cose, e parecchio anche. In primo luogo trasmorma il soggetto in una parafrasi della Russia, laddove l'originale voleva mostrare il mondo; cosa questa abbastanza prevedibile, volente o nolente Michalkov è terribilmente russo e non è mai riuscito a parlare di qualcosa che non fosse la madre patria (quindi il ragazzo diventa ceceno, mentre i giurati sono rappresentazioni dei russi dalle vestigia del passato, il figlio di un segretario del partito comunista, al presente proiettato nel futuro, il proprietario della rete televisiva).
Poi elimina il primariato di uno dei personaggi, nell'opera originale era uno dei giurati a guidare la cavalcata verso la salvezza del ragazzo, qui il dubbio parte da uno ed è lui che più avanti insisterà di nuovo, ma tutti collaborano alla ricerca della verità.
Inoltre dona al film una dimensione religiosa che l'originale non aveva, questo grazie al colpo di coda finale; e da anche un aura di amarezza e disillusione davvero notevole, poi Michalkov è un gran ruffiano è ci appiccica una scenetta che rimette in discussione il tutto e ridà speranza, ma vabbè lui è fatto così e si accetta.
Modifica leggermente la trama affinchè sia minimamente più credibile e questo è un bene.
Infine da a tutti i personaggi un loro momento, un monologo più o meno intenso che ridona umanità dando spessore ad ognuno.
Il finale come si è detto è diverso, più articolato, più amaro e decisamente migliore, anche se poi si svilisce con eccesso di buonismo.

Se poi si va a valutare la regia, non temo smentite se dico che questo è il capolavoro di Michalkov. Buon dio fa di tutto!!! Vogliamo parlare della fotografia perfetta? della camera che fa di tutto? della macchina da presa che segue il passero in una sorta di pseudo-soggettiva? della camera che segue i movimenti dell'attore come se fosse agganciata a lui (non ho mai capito come si chiam questa cosa) nel momento in cui l'attore da di matto? del montaggio che dona tridimesionalità e dinamismo alle scene (con scene ripetute da angolazioni diverse e con uno zoom indietro)? e ci sarebbe ancora da parlarne; tutto ciò che Michalkov ha mai fatto al cinema è in questo film, ma non tutto ciò che è in questo film lui l'aveva mai fatto (basti vedere l'incipit per capire).
Unico difetto sono quegli inserti tra una scena e l'altra, utili a separare momenti diversi, ma oggettivamente pesanti, ancora ancora ci stanno quelli in cui si vede il ragazzo in prigione, che si muove o balla per scaldarsi, ma l'infanzia del protagonista diventa una palla al piede dopo un pò.

Un film eccezionale che non mi sarei mai aspettato così grande, anche se sono un estimtore di Michalkov.

PS: considerando che tocca la questione cecena e che non risparmia battute o critiche nè al partito comunista nè all'attuale modello liberale, mi chiedo come abbia fatto a non essere censurato, e anzi, a ricevere finanziamenti statali russi...

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