sabato 26 marzo 2011

Destino - Fritz Lang (1921)

(Der müde Tod)

Visto in DVD.
Una ragazza perde l’amato, ma non si da per vinta, raggiunge la morte (che ha trovato casa vicino ad un cimitero in un paesino tedesco… chissà perché, certamente non per il clima) e la implora di restituirle l’uomo. La morte (che come dice il titolo originale è ormai stanca delle sofferenze che è obbligata a imporre) le offre una chance, se riuscirà a salvare almeno una delle 3 vite che stanno per spegnersi in quel momento, le offrirà in cambio quella del suo amore. Questa è la cornice entro cui iniziano poi 3 storie separate ambientate in medio oriente, nella Venezia rinascimentale e in Cina. La ragazza fallirà tutte e tre le prove, ma lo stesso insisterà con la morte di ridarle l’amato, la morte allore (fin troppo magnanima a mio avviso) le concede uno scambio, le ridarà la vita che lei cerca se troverà qualcuno disposto a morire; uno scambio vantaggioso… peccato che vecchi, malati o indigenti che siano, anche se a parole sembrano soffrire ogni respiro, in realtà sono ben attaccati alla ghirba. Nonostante tutto però la ragazza dimostrerà che l’amore è più forte della morte…

Drammone langhiano per eccellenza, che già dal titolo (italiano stavolta) chierisce subito il tema portante di tutta la produzione del regista, la lotta dell’uomo contro il proprio destino; e come Lang stesso amava dire, non conta il risultato, ciò che importa è se si è lottato per raggiungerlo o meno.

Il film è chiaramente ispirato a “Intolerance” per via della costruzione con più storie autoconclusive attorno ad un tema centrale, ma qua (come nel successivo film di Leni) i 3 racconti sono posti all’interno di una cornice e, devo ammettere, che la cornice è decisamente l’episodio migliore del film. I 3 racconti sono molto diversi per tono e tema, passando dal dramma al comico dell’episodio cinese, che però risulta il più spettacolare a livello visivo con una serie fenomenale di effetti speciali (Lang sostenne che Fairbanks lo contattò per sapere i segreti dei trucchi del film per poterli copiare ne “Il ladro di Bagdad” di Raoul Walsh; versione mai confermata da Walsh stesso).

Al di la della storia della morte con la ragazza il film si fa apprezzare soprattutto per la messa in scena, esteticamente impagabile, anche se estremamente luogo comunista nella realizzazione degli ambienti esotici dei 3 episodi. Su tutto però si fa ricordare l’antro della morte, con mura altissime che sembrano schiacciare gli individui e con una foresta di fiamme, le vite degli uomini.

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