mercoledì 23 marzo 2011

Scarpette rosse - Michael Powell, Emeric Pressburger (1948)

(The red shoes)

Visto in Dvx.

Un giovane compositore ed una giovane ballerina incontrano un non più giovanissimo produttore di spettacoli teatrali… vuoi che non siano tutti dei geni bruciati dal sacro fuoco? Beh per dimostrarlo viene allestito uno spettacolo tutto nuovo, Scarpette rosse appunto… ma vuoi che una cosa non tiri l’altra e i due giovani si innamorino?... peccato che il produttore non ammetta che la passione per l’arte venga offuscata da quella per l’amato e cambi collaboratori qualora questi intreccino intrallazzi amorosi. In poche parola il produttore li scarica entrambi; ma la ballerina è davvero brava e dopo un anno di fermo per non oscurare/scontentare il marito si lascia sedurre di nuovo dall’arte e dal produttore e torna sulla scena. Nel tragico finale dovrà scegliere fra l’amore per un uomo e quello per il ballo.
Il sottotitolo di questo film sarebbe potuto essere “quando l’arte brucia l’anima”, e la storia verte integralmente su questo, mostrando personaggi che si sono concessi unicamente al fuoco sacro, altri che hanno preferito la vita terrena, e altri, coma la ballerina protagonista, che incerti sul da farsi finiranno tragicamente.
Più che la regia il lavoro più impressionante di questo film sono le titaniche scenografia. Nelle scene in esterni normali sono suggestive e ben realizzate, ma non sono niente rispetto alla scena del balletto. Quella scena vale tutto il film, un tripudio di surrealismo, sperimentale e totalmente riuscito, da far impallidire i musical odierni (anche se questo poi non è un musical) se si considera che è un film degli anni quaranta.
Poi per carità il resto del film è piacevole, mai stucchevole e ben diretto e il finale l’unico possibile, eppure dopo quella scena il resto è solo silenzio.

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