venerdì 18 novembre 2011

Les Barons - Nabil Ben Yadir (2009)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso); in lingua originale sottotitolato.
Bruxelles, la seconda generazione di origine magrebina ha ormai 30anni, tra di loro ci sono tre amici, “i baroni” del quartiere, un trio di nullafacenti che tira a campare con i soldi altrui, macchine comprate in comune e dormendo nel negozio di verdure di un amico. Tra loro Hassan, ha il sogno di diventare cabarettista (ma il padre la considera una professione poco dignitosa) e ama la sorella di un amico che, come tale, è però intoccabile.

Commedia fantastica ricca di gag, ironia e autoironia, trovate sceniche e di regia favolose che avvicinano il film a “Il favoloso mondo di Amelie” al netto della componente fantastica.
Il film funziona perfettamente, mostrando un gruppo di figli di emigrati integrati in una società in di cui fanno parte senza esserne castrati, anzi guardandola con tutto il cinismo e l’ironia di cui sono capaci.
Ma come ho detto, la parte del leone la fa la regia, che gioca con i canoni del cinema (per introdurre un flashback, il protagonista cambia stanza seguendo una freccia su cui c’è scritto proprio “flashback”; o i ripetuti monologhi del protagonista mentre guarda in camera) e li adatta ad un ambiente cartoon esco, creando esattamente quel misto fra commedia e cartone animato che ha reso grandioso il film di Jeunet.

Bello e godibilissimo il film, bravo senza “se” e senza “ma” Nabil Ben Yadir (soprattutto perché riesce a non esagerare mai). Unico neo; le battute che fa il protagonista sul palco del cabaret non fanno ridere; ma proprio per niente.

Il film è stato preceduto dal corto d’animazione “The legend of Gong Hill” di Kwame Nyon’g. la storia è tratta da una leggenda Masai (Kenia) sulle origini delle colline del titolo ad opera di un orco ucciso grazie all’astuzia di una donna. L’animazione non è esattamente felice, ma i disegni hanno il tratto chiaro e semplificato dei più recenti cartoni della Disney; la storia non è memorabile, ma rimane impresso soprattutto perché è il primo film d’animazione decente africano.

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