giovedì 22 marzo 2012

The fall - Tarsem Singh (2006)

(Id.)

Visto in tv. Anni 20, uno stuntman rimane paralizzato a seguito di una brutta caduta, ricoverato in ospedale farà amicizia con una bimba straniera alla quale racconterà una fantasiosa storia per irretirla e convincerla ad aiutarlo a recuperare della morfina…

Che alla fine uno lo deve odiare Tarsem. No perché io guardo Losing my religion e dico “FICO”. Recupero, trepidante “The cell” e vedo che Tarsem ceca di realizzare un videoclip lungo un’ora e mezza e molto, molto kitsch e della trama patetica… e allora lo disprezzo amichevolmente. Poi, con ancora più fatica riesco a vedere questo “The fall" e vedo che pur essendo uguale nelle caratteristiche essenziali al film precedente, questo aveva pure un buono spunto iniziale… e allora lo odio proprio questo Tarsem, anche quando ha una buona idea la spreca!
Si perché il rapporto fra l’uomo e la bambina è un’ottima idea, gran parte del film è la rappresentazione della storia raccontata che è sporcata dai cambi d’idea dell’uomo, dalle richieste della bambina, dai personaggi che vedono in giro per l’ospedale, dalle proprie esperienze di vita e dalle cosse che si raccontano. Questo racconto di come si forma u n racconto sarebbe una buona idea, inoltre si costruisce anche un dramma patinato di una bambina che aiuta (senza saperlo) il suo unico amico a morire; e non mi si dica che questa non è un’idea! Però Tarsem svacca tutto.

La fiaba raccontata è senza costrutto, senza una trama vera e propria e senza personaggi (i protagonisti son ben 5, se non sbaglio, di fondamentali ai fini della storia probabilmente solo 1), prosegue per scarti in avanti e arriva a far gridare all’idiozia fin dalle prime scene. Le location scelte sono strepitose (il film è sostanzialmente famoso per questo) e sono fotografate nel migliore dei modi, ma in questo caso il tutto si riduce ad una pubblicità per un’agenzia di viaggi. La storia della bambina è anch’essa affetta da un paio di personaggi non perfetti (la bambina l’ho trovata diverse volte irritante), da una serie di fatti già avvenuti non completamente chiari o non del tutto funzionali e complessivamente molto sbrigativa, tanto da essere totalmente anempatica e non coinvolgente anche al culmine del dramma.

Per carità il film è girato e fotografato da dio (e meno male visto che Tarsem è un videoclipparo), ma è tutta tecnica al servizio del nulla. E come dicevo, in questo caso da molto più fastidio il vuoto virtuosismo del regista, perché spreca una possibilità enorme, direi che avrebbe potuto mettersi al pari di Del Toro nella realizzazione di un fantasy storico (la storia del cinema che viene inutilmente omaggiato nel finale) per e con bambini declinato nel dramma (anziché nel’horror).

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