mercoledì 19 dicembre 2012

Preferisco l'ascensore - Fred Newmeyer, Sam Taylor (1923)

(Safety last!)

Visto in Dvx.

Un ragazzo di provincia vuole andare nella grande città a far fortuna per poter sposare la ragazza che ama. Il tempo passa e lui rimane un inserviente in un grande magazzino, ma a casa continua a raccontare della carriera sfavillante che sta avendo. Quando al ragazza deciderà di andarlo a trovare inizieranno i guai, che lo porteranno a dover essere un apripista del free climbing urbano scalando il proprio centro commerciale.

Harold Lloyd è il terzo genio dei film comici del muto assieme a Chaplin e Keaton; eppure questo film risulta essere addirittura più godibile di alcune opere di Buster.

Lloyd è, come i colleghi dell’epoca, improntato alle gag slapstick, formatosi come imitatore di Charlot se ne discosta con il suo personaggio occhialuto per l’insistenza nel creare situazioni ambigue, in cui ciò che appare è solo dissimulato; questo film ne è la quintessenza. Se per tutta la storia il protagonista deve uscire da situazioni in cui si mostra contemporaneamente capo dell’azienda di fronte alla ragazza, ma continua a fare il suo lavoro di fronte ai superiori come nella migliore commedia degli equivoci, l’incipit dice tutto dell’idea di comicità di Lloyd. La prima scena è il giovane dietro le sbarre, corrucciato, che saluta due donne; l’inquadratura si allarga e si vede una guardia di fianco al giovane, poi arriva un prete, in distanza si vede chiaramente un cappio che dondola; poi si vede che le donne superano le sbarre passandoci di fianco ed il film rende evidente che ci si trova in una stazione dei treni, fantastico.

Infine, la lunga scalata, equivalente verticale di una corsa ad ostacoli, da la possibilità a Lloyd di creare l’immagine simbolo dell’intera epoca del muto, lui sospeso sul vuoto aggrappato alle lancette di un orologio; un’idea che sarà rubata continuamente, finanche da Futurama.

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