mercoledì 3 aprile 2013

Vanishing on 7th street - Brad Anderson (2010)

(Id.)

Visto in tv.

All'improvviso nel mondo (?) scompaiono gli essere umani, praticamente tutti. Solo pochissimi superstiti si trovano a vagare in un mondo dove tutto è rimasto dov'era, case, automobili, animali, persino i vestiti che gli uomini stavano indossando poco prima, tutto è li dov'era un minuto prima, ma non c’è anima viva. A Detroit i pochissimi sopravvissuti (si contano sulle dita di una mano) si incontrano per caso e notano che nell’ombra qualcosa si muove…
Film di fantascienza anni ’50 degnissimo figlio di “Ai confini della realtà” di cui avrebbe potuto essere una fantastica puntata. Anderson (che ormai considero un grande regista horror/scifi) si muove sul filo dell’inquietudine di “Session 9” (pur non raggiungendone mai le vette e , contemporaneamente, dalle parti del mistero soprannaturale di “L’uomo senza sonno”, convincendo un poco meno. Si diciamolo subito, questo è, al momento, il suo film più debole che abbia visto.

È il più debole perché desidera non spiegare nulla, ma nel farlo si prende troppo tempo, decide di copiare Carpenter nel fare un film d’assedio, ma è un film d’assedio verboso e senza assediatori, vuole fare uno script alla “Ai confini della realtà” ma si prende il doppio del tempo per tirare una storia troppo corta, vuole essere senza speranza, ma nello stesso tempo vuol chiudere con un finale metafisico di rinnovamento. Si insomma, vuol fare troppo e troppe cose contemporaneamente. Il film è comunque gradevole e decisamente superiore alla media dei film di genere. Anzi dirò di più, considerando la messa in scena si fa fatica a credere che sia un low budget.

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