venerdì 13 settembre 2013

Monseters university - Pete Docter, Lee Unkrich, David Silverman (2013)

(Id.)

Visto al cinema.

Prequel del ben noto film Pixar, questo Monsters University è di fatto in linea con le ultime produzioni (si guardino i seguiti/spin off di Cars!), un mero sfruttamento dei brand seminati in passato; un abbassare il livello per raccogliere più denaro. Non so se questa è un malvagia politica imposta dalla Disney (ma in realtà già in passato erano state fatte operazioni del genere, da Toy story 2 in poi) o solo una necessità economica per poi tornare in grande stile con le nuove idee.

Quel che si nota è che dall'uscita di Up la casa di Lasseter è in una china discendente e, credo, ne sono tutti consapevoli. In questa puntata si vede da dove sono nati tutti i personaggi del primo film, come si sono creati i rapporti di amore o di odio e dove si sono formate le loro personalità. Il gioco è velocemente svelato al sopraggiungere di Randall, la Pixar punta tutto sull'autocitazionismo e sul cambiare completamente le carte in tavole, chi si amerà all'inizio si deve odiare e viceversa. Detto ciò il film è il classico prodotto americano sul riscatto di cui tutti sanno già tutto.

Il vero punto di forza è la qualità dell’animazione che sembra inarrestabile, con ogni film migliora qualcosa e migliora in maniera evidente. Ormai gli esterni sono sostanzialmente indistinguibili con una location vera e propria.

A questo proposito va citato il corto iniziale, L’ombrello blu. Un corto molto consueto, tenero e positivista in mezzo al grigiore urbano come ormai la Pixar sembra essere costretta a fare (e in questo caso la fantasia è decisamente poco sfruttata); quello che colpisce è che l’utilizzo degli oggetti inanimati (ci sono esseri umani nel corto, ma sono sostanzialmente manichini che reggono ombrelli) e la verosimiglianza che gli oggetto assumono in una CG ormai arrivata al limite delle sue possibilità in questo ramo (quello degli oggetti, sulle creature viventi c’è ancora da lavorare).

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