mercoledì 20 novembre 2013

Les enfants de Troumaron - Harrikrisna Anenden, Sharvan Anenden (2012)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso), in lingua originale sottotitolato.

La storia parte presentando 4 personaggi, 4 giovani accomunati dalla voglia (per alcuni la necessità) di fuggire, ma tutti egualmente bloccati nella città di Troumaron, isole Mauritius.
Dei quattro al protagonista assoluta è Eve, diciassettenne che si prostituisce come unico modo di sfruttare a proprio vantaggio l'ambiente maschilista e coercitivo, di lei si innamora una ragazza che, a causa di una delle storie di Eve verrà uccisa; del delitto verrà accusato il quarto ragazzo. Il secondo personaggio principale è Sad, compagno di classe di Eve e suo innamorato, cerca di avvicinarsi a lei e, solo a parole, di proteggerla.

Il film è uno stupefacente esempio di buon cinema. Tecnicamente parlando è impeccabile. Una fotografia da urlo e un uso della regia sobrio (quasi sempre), ma che si concede dettagli (tanti) e camera a mano nei momenti di maggior enfasi, con alcuni squarci postmoderni all'interno delle presentazioni dei personaggi. Considerando che dei due registi (padre e figlio) uno viene dai documentari e si cimenta per la prima volta con un film di fiction, mentre l'altro è alla sua opera prima, direi che c'è da ben sperare per il futuro.

La storia è un drammone enorme, con una base adolescenziale (in senso buono) nella fuga come necessità per vivere, ma in realtà mostra molto di più. Mostra, come si diceva, un mondo dove la violenza è pervasiva, ma mutuata unicamente dagli uomini (ma attuato praticamente da tutti i maschi che compaiono sullo schermo), dove le donne subiscono e basta (ecco quindi il perché della prostituzione come unico mezzo di affermazione sociale, come se il sesso fosse l'equivalente della violenza messo a disposizione della protagonista; ecco il perché dell'amore saffico; ed infine ecco il perché del taglio dei capelli finali della protagonista prima che anche lei ceda alla violenza); ma viene anche descritto un ambiente dove tutti (per prima Eve stessa) si sfruttano a vicenda, dove gli unici sentimenti autentici sono costretti ad essere eternamente frustrati; ma c'è anche una visione fritzlanghiana dell'uomo comune che si macchia di un delitto quasi per caso (anzi, quasi per colpa d'altri), mentre un innocente viene preso come capro espiatorio; ma c'è anche l'arte (la poesia) come tentativo di fuga pur rimanendo nello stesso posto, ma dato che ci si trova in uno dei drammi più cupi possibile, sarà un mezzo che non porterà da nessuna parte.
Come dicevo gli elementi messi in gioco sono innumerevoli, non tutti equamente distribuiti, su tutti infatti giganteggia la questione della violenza, messa in un ambiente ad un tempo comune (potrebbe essere qualunque città del mondo) e disperatamente tetro.

Per la prima volta un ottimo cast (nonostante siano tutti esordienti) condotto da un'ottimo apparato tecnico per una storia forte.

Nessun commento: