lunedì 5 maggio 2014

El topo - Alejandro Jodorowsky (1970)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.

Un pistolero salva un gruppo di frati da 5 banditi, li abbandona il figlio per prendere con se la donna del capo dei banditi. Persi in mezzo al deserto la donna chiede al pistolero di battere i 4 maestri nell'arte del duello che li vivono. Il pistolero accetta e riuscirà a vincerli tutti tranne l'ultimo che si opporrà al duello. Sconfitto fuggirà, sarà inseguito e colpito a morte. Ancora vivo, in realtà, verrà soccorso da un gruppo di freaks che lo porteranno nella loro città sotterranea dove rimarrà in coma per anni e loro lo adoreranno come un loro dio. una volta rinvenuto uscirà dalla città sotterranea con una nana per aprire (da fuori) una galleria per permettere a tutti di uscire ed entrare nella città vicina. Ma proprio nella città vicina entrerà in contatto con il peggio creato dall'uomo, e li incontrerà il figlio abbandonato.

Film western (biblico) surrealista più che surreale. Una storia simbolica fino all'eccesso, dove tutto è prepotentemente simbolo (oggi definibile new age, ma all'epoca stava tra l'hippie e l'originale), spesse volte comprensibile, molte altre personale del regista. Per essere un film surrealista di 2 ore è incredibilmente godibile, grazie ad una storia fatta di personaggi strani, ma assolutamente lineare nello sviluppo, latita solo un po nel ritmo.
Jodorowsky dimostra, come regista, di aver visto Sergio Leone, ma di utilizzarlo il meno possibile. Per il resto si dimostra un ottimo disegnatore di immagini, con i mezzi a disposizione, tira fuori alcuni shot notevolissimi (il colonnello nella stanza circolare dell'inizio, quasi tutta la preparazione del primo maestro al duello, i conigli morti nel recinto, tutto l'incredibile incipit), un personaggio epico nel suo essere un filosofo/frate/pistolero silenzioso e una serie di sequenze incredibili per forza e visione (per me su tutte vince la roulette russa in chiesa per dimostrare la fede). A questo si aggiunge una certa immobilità della macchina da presa compensata da un montaggio sincopato utilizzato al posto dei movimenti (carrellate all'indietro sostituite con zoom negativi, montaggio parallelo di scene in sequenza). Quello che manca è una maggior cura nella fotografia.
Esperimento riuscito.

PS: El topo è interpretato dal Jodorwsky stresso ed il bimbo dell'incipit da suo figlio; anni dopo il regista (poeta, filosofi, psicologo, ecc...) sarà costretto a sottoporre il primogenito ad un atto di psicomagia per chiudere la ferita aperta da quello che viene obbligato a fare nel film. True story.

Nessun commento: