lunedì 28 luglio 2014

Baby face - Alfred E. Green (1933)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

La figlia del proprietario di un locale illegale, da sempre oggetto dei desideri degli uomini e talvolta usata come pagamento, decide di andarsene alla morte del padre.
Un suo amico appassionato di Nietzsche le inculca l'idea che per non farsi sfruttare bisogna sfruttare gli altri ai propri scopi ed in questo una donna è avvantaggiata, finché gli uomini comandano, le donne possono manipolarli (ci rendiamo conto? la protagonista di un film hollywoodiano che esplicita il suo nitzschanissimo comportamento!). Lei lo prende alla lettere e, una volta giunta a New York, comincia una rapida ascesa sociale seducendo e portandosi a letto chiunque, dal controllore si un treno merci al capo della banca in una scalata non priva di effetti collaterali. Due uomini moriranno, lei verrà allontanata; ma gelida e distaccata continuerà la sua intelligente opera di seduzione.

Il codice Hays era nato da poco e comincerà ad essere applicato in maniera aggressiva solo dall'anno successivo; questo dunque è un esempio della libertà di contenuti che la (poco) omologata Hollywood aveva prima dell'applicazione di quel regolamento. C'è da dire, ad onor del vero, che qui è già presente un finale moraleggiante e consolatorio... Hays non ha tutte le colpe di questo mondo.
Il film comunque è una epopea immorale di una self made woman in un mondo di fatto maschilista e settario. Il ritmo è enorme, la storia si svolge in maniera addirittura troppo rapida rendendo alcune delle possibili scene madri con un distacco innaturale che le svilisce; tutta questa velocità (ed il minutaggio contenuto) evitano però la noia della ripetizione in una storia i cui moduli non variano di molto.
Il cast è abbastanza abbastanza compassato, senza colpi di maestria si muove sotto dettatura; solo la Stanwyck riesce in almeno metà della sequenze a mangiarsi la scena in un misto di sensualità e stronzaggine davvero ben costruite, oltre a qualche momento di debolezza del suo personaggio; per il resto anche lei gioca a recitare con distacco con risultati altalenanti (ma spesso anempatici).

Un film più interessante che imperdibile... e poi comunque dura solo 75 minuti.

PS: Da sottolineare che nelle grinfie della Stanwyck ci cade pure un giovane John Wayne.

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