mercoledì 27 maggio 2015

Gli occhi della notte - Terence Young (1967)

(Wait until dark)

Visto in Dvx.

Una donna da poco divenuta cieca è sposata con un tizio di cui non ricordo il lavoro, a viaggia parecchio per questo motivo; un giorno lui porta a casa una bambola avuta da una donna che non conosce su un aereo; passano i giorni, la bambola viene persa, ma arrivano delle persone che vogliono metterci sopra le mani.

Film che arriva dal teatro di cui si può notare l'unità di luogo (tutto si svolge nella casa della donna cieca). Questo che usualmente è un difetto che si cerca di evitare ambientando scene di congiunzione in esterni, qui semplicemente non si nota. Non ci sono tentavi di uscire più del dovuto, né c'è un grosso lavoro d'inquadrature astruse per dare un ritmo diverso al film (come dovette fare Lumet per rendere digeribile un film complesso come "La parola ai giurati"). Young dirige sicuro, ma senza fronzoli, non si fa mai vedere, ma il ritmo è sempre mantenuto.
La Hepburn da vita a una delle sue migliori interpretazioni (per me); non che sia credibile come non vendente (anzi, il contrario), ma è proprio nel recitare che diventa completamente credibile in ogni angoscioso momento. Di supporto, fra i villain c'è un Arkin da manuale, un poco psicotico, un poco viscido, decisamente pericoloso.
La storia complessivamente poco credibile (con i tre bruti che mettono in scena una truffa incredibilmente complicata con travestimenti) è piuttosto articolata, ma il lavoro della regia la rende assolutamente accettabile e riesce a far scorrere bene anche i momenti più ostici.
Lo showdown finale è ovviamente uno dei momenti migliori.
Questo è, e rimane, un film non fondamentale, ma decisamente una prova encomiabile per un regista che dell'invisibilità sua e dell'invincibilità dei suo personaggi ha fatto una cifra stilistica.

2 commenti:

Christian ha detto...

Concordo: non un capolavoro, ma un buon film di intrattenimento e di suspence.

Lakehurst ha detto...

si comincia a guardarlo solo per la Hepburn e si finisce perchè è un buon trhiller