venerdì 26 giugno 2015

Hukkle - György Pálfi (2002)

(Id.)

Visto in Dvx.

Un anziano con il singhiozzo si siede fuori da casa sua. Da lì si dipana una giornata come tante nella campagna; una giornata solare e felice dove la natura si mostra in ogni pezzetto di terreno e dove ogni persona ha una parte importante. Ma ogni animale mostrato diviene il cibo di qualcun altro e gli esseri umani vengono visti solo mentre lavorano come non ci fosse nient'altro al di fuori di questo. Nel villaggio cominciano a morire delle persone... che sia colpa della vecchietta che maneggia le bottigliette?

Un film strutturato come un documentario sugli animali e sui lavori della campagna, si dipana calma senza alcun dialogo e senza alcuna musica, ma supportato dalla colonna sonora realizzata dai suoni presi dal vivo. Uno sguardo entomologico pazzesco nel prendere ogni dettaglio e renderlo affascinante, interessante, importante. In questo ambiente si inserisce la scia di omicidi e quindi un thriller legato ai dettagli che si sono visti fino a quel momento e che devono essere uniti fra loro per avere una possibile risposta su quanto sta accadendo. Ma soprattutto gli omicidi sottolineano una malignità mantenuta di bordone per tutto il film e solo allora ci si rende conto che ogni animale (o quasi) viene mangiato o ucciso da qualcuno e che gli umani sono macchine da lavoro senza altra funzione.
A livello estetico la fotografia è impagabile, ci sono molte inquadrature ravvicinate e voyeristiche e ci sono splendide connessioni fra scene disgiunte.
Visivamente bello, andamento autoriale, ma se si ha la pazienza di farsi trasportare da questo fiume di immagini si mostra anche molto interessante.

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