giovedì 11 giugno 2015

Il vento e il leone - John Milius (1975)

(The wind and the lion)

Visto ad un cineforum.

Un capo berbero rapisce una donna coi suoi due figli; la donna è americana e il presidente Roosvelt in persona viene avvertito dell'accaduto; si mettono in moto le relazioni diplomatiche e il rapimento di una donna da parte di un ribelle diventa motivo di conflitto fra stati già in tensione fra loro.

Negli anni '70 avevano idee buffe; credevano di poter realizzare horror con qualunque soggetto e pensavano di poter affidare un film di avventure per ragazzi ad uno come Milius. Eppure se in certi casi (vedi l'horror) il fallimento era inevitabile; in altri il risultato è clamoroso.

Questo è un film per ragazzi, l'ambientazione esotica, il clima di avventura senza scene veramente d'azione i coprotagonisti bambini, il pudore ed il rispetto fra persone che non viene mai a cadere nonostante l'ambiente avrebbe potuto dar agio a scene d'ogni tipo; e gli ammazzamenti vari vengono messi ttuti fuori scena.

Eppure Milius c'è e si sente (anche alla sceneggiatura). Fa uccidere delle persone a dei bambini, butta qualche schizzo di sangue in camera, ma soprattutto crea due personaggi monumentali e miliusiani al 100%.
Raisuli (un Sean Connery gigionesco ed esotico che doveva essere la parte catchy per il pubblico adulto dell'epoca), un re berbero che combatte per l'onore, ama sporcarsi le amnie  quando ha un fucile in mano lo butta in favore di una spada prima di buttarsi nella mischia. Dall'altra un Roosvelt da antologia; identico al berbero, ma inquadrato in un mondo completamente diverso, di cui conosce (e per lo più rispetta) le regole, ma agisce e ragiona come un combattente. Di fatto il film è un duello a distanza fra i due (ci si muove sempre in una contrapposizione di scene dall'uno all'altro), cin Raisuli come parte dinamica e Roosvelt come compendio filosofico.
Stranamente la parte marocchina è la più debole nel senso del ritmo (si in effetti nelle lunghe parti nel deserto c'è qualche momento di stanca ed almeno una scena totalmente inutile), ma regala un finale che spiega tutto di nuovo con un gusto per la polvere e la guerra da fare invidia. La parte americana è invece perfetta, commovente, profondo, divertente, con un personaggio larger than life che snocciola massime, considerazioni morali, battute e smorfie bambinesche come fosse il vero protagonista del film (e che si può vantare di avere come spalla un grandissimo Huston).


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