venerdì 24 luglio 2015

I figli della violenza - Luis Buñuel (1950)

(Los olvidados)

Visto in Dvx.

La storia di un gruppo di ragazzi della periferia di Città del Messico, con l'arte di arrangiarsi, il cameratismo, la violazione della legge e la conseguenze di tutto ciò.

Io e Buñuel non ci capiamo spesso; questo è un film ben condotto con qualche interesse per i dettagli e le soggettive, con una buona ideazione della scena onirica (non ci sono visioni meravigliose, ma semplicemente è una buona riproduzione di quello che succede nei sogni) e qualche concessione ai movimenti di macchina da presa. Quindi è ben condotto e abbastanza interessante senza però avere i picchi di innovazione dei suoi lavori successivi (ma neppure senza la masturbazione mentale)... tuttavia non ho apprezzato del tutto, un pò di sbadigli nonostante il buon ritmo... mi sa che il problema in questo caso è più mio che di Buñuel.
Senza i picchi di altre opere, questo film ha però il fascino semplice del neorealismo e il suo passo. Un neorealismo rimaneggiato da un regista dinamico, un neorealismo nell'epoca della violenza urbana; se fosse stato girato l'anno scorso nell'hinterland di una capitale europea non sarebbe stato molto diverso.
Un film sulla mancanza d'amore e sulla necessità dell'amore.
Carino, solido, intelligente.

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