venerdì 18 dicembre 2015

Il bruto e la bella - Vincente Minnelli (1952)

(The bad and the beautiful)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

La storia di un produttore Hollywoodiano dalle origini al successo, il tutto in tre lunghi flashback di tre suoi ex amici che vengono chiamati ad aiutarlo dopo un tracollo finanziario. Si vedrà il genio, il pragmatismo e la faccia tosta nel tradire (sempre per pragmatismo) e nel passare sopra gli altrui sentimenti.

Titolo indecente (per una volta non è colpa degli italiani che si limitano a imitare quello originale) che non rende minimamente il film che dovrebbe rappresentare. Qui siamo dalle parti di un "Citizen Kane" nel mondo del cinema ritagliato su un Minnelli decisamente meno cinico e tracotante di un Welles.
L'incipit è dirimente nel capire il piglio del film; si apre con un abuso (in senso buono) di dolly (cifra di tutto il film), un personaggio odiato dai suoi amici che si negano al telefono e un incontro in piena notte che rievoca il passato (se a questo si aggiunge che il protagonista sacrificherà i sentimenti in favore del successo credo che il parallelismo con "Quarto potere" sia completo).
Il film si muove come un'opera sul ventennio cinematografico precedente con il protagonista che nel primo episodio cita direttamente Val Lewton (ovviamente affiancato dal suo Tourneur) con gli "uomini gatto" che si decide di non mostrare mai;  poi indubbiamente il protagonista diventa un Selznick, ritrovandosi a essere un arrogante titano che imporrà le sue idee ai registi (specie durante la lavorazione di un film ambientato nel sud degli stati uniti durante la guerra civile).

Al di là delle strizzatine d'occhio e dell'idea alla base il film funziona per il ritmo ben tenuto, per l'ironia continua e il divertimento evidente e giocando con le aspettative dello spettatore (il protagonista che riesce a produrre i primi film perdendo al poker anziché vincendo; i commenti sul film horror per lo più positivi tranne l'unico mostrato; la Turner gettata in piscina; ecc...), tuttavia riesce a mantenere un alone generale di amarezza per la fine della carriera che già si vede all'inizio e per i dettagli deprimenti nelle vite dei personaggi.

Ma pure il comparto tecnico è impeccabile; se del dolly come cifra base del film si è già detto, va anche sottolineato l'uso enfatizzato delle luci nelle scene dove più è necessario (si pensi anche solo all'ideazione del film degli uomini gatto); inoltre si aggiungono alcuni twist di vera classe come la bella scena dell'incidente in macchina tutta ripresa dall'interno dell'auto.

Infine il film si avvale di un cast di classe dove però un Kirk Douglas lasciato a briglia sciolta titaneggia divorandosi tutti, compresa Lana Turner.

Un film magnifico, una scoperta bellissima.

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