lunedì 22 febbraio 2016

Rebecca, la prima moglie - Alfred Hitchcock (1940)

(Rebecca)

Visto in Dvx.

Un ragazza ingenua e timida conosce un uomo ricco e affascinante, i due si innamorano e si sposano; solo allora la ragazza andrà ad abitare nella magione del marito dove aleggia costantemente il ricordo della prima moglie, Rebecca appunto. Ogni oggetto e ogni persona fannor fierimento a lei, ogni gesto della ragazza è paragonato a quello della precedente proprietaria, finché non ne viene ritrovato il cadavere, allora usciranno diversi scheeltri dagli armadi che condurranno a un'indagine.

Primo film hollywoodiano di Hitchcock che si impegna a realizzare quanto di meglio ha sempre saputo fare alla regia. Gestisce le inquadrature con una sequela di amgnifici dolly (ma anch carreli) resi celebri dal poco successivo "Notorius"; ma si distingue anche per alcune idee originali come la breve sequenza in cui la protagonista si gira costringendo la macchina da presa a inquadrarla in un primissimo piano mentre la cognata viene messa in secondo piano e viene dissolta nelle luci che si spengono; i primissimi piani alla Dreyer dell'interrogatorio; oltre al consueto uso magistrale della suspense (per me la scena migliore in questo senso è quella del ballo in maschera mentre la protagonista scende le scale; già si capisce tutto, eppure la tensione è perfetta).
Inoltre il film si impegna nella realizzazione di scenografie (quelle degli interni della casa) che schiacciano fisicamente la minuta protagonista, quanto viene schiacciata psicologicamente dalla presenza invisibile di Rebecca.
I personaggi sono piuttosto ovvi (soprattutto la protagonista è irritantmente ingenua); si dinstingue però al governante, una figura apparentemente gotica e senza molta utilità a aprte quella di creare inquietudine con la sua impassibilità; in realtà si rivela estremamente complessa e con una serie di sentimenti fiammeggianti (con il prorpio culmine nell'istigazione al suicidio).
La storia è divisa in tre parti piuttosto nette, una prima mezzora da commedia romantica, poi un’ora da thriller gotico perfetto, poi avviene il ribaltone di prospettiva e anche il filmsubisce un twist e si conclude con mezzora di mystery classico con un’indagine che si chiude con un nuovo colpo di scena. Inutile dire che la parte migliore è la centrale dove personaggi, regia e scenografia possonos fogarsi al meglio e dove c'è pure un uso delle luci quasi espressionista; in questa parte mi ha ricordato abbastanza il successivo "Dietro la porta chiusa" (per ombre e luci, la donna intrappolata nella casa non sua, il mistero della camera chiusa, il retroscena non detto, ecc...).
Un encomio agli attori, con una Fontaine completamente in parte, Olivier che (pur senza picchi) fa la sua figura e ovviamente un Anderson che interpreta benissimo il miglior personaggio in gioco.

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