lunedì 21 marzo 2016

Yabu no naka no kuroneko - Kaneto Shindo (1968)

(Id. AKA Kuroneko, AKA Black cat)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

La madre e la moglie di un soldato vivono da sole in campagna; vengono assalite da un gruppo di samurai che le violenta, le uccide e ne brucia la casa. Le due donne per vendetta diventano fantasmi con il preciso scopo (ma è più un giuramento con una qualche entità soprannaturale) di uccidere e bere il sangue di ogni samurai che riescano ad adescare. Sfortunatamente per loro il figlio/marito delle due torna dalla battaglia da eroe e viene inviato a combattere il terribile mostro che sta mietendo le fila dei samurai.

Dopo "Onibaba" Shindo ritorna in quelle atmosfere. Un Giappone medievale dove la violenza sembra essere imperante; figure di samurai smitizzate in pochi minuti, una coppia di donne sanguinarie; storia d'orrore e di dolore nel contempo. Beh per chi come me sperava in un bis di quel piccolo gioiello meglio essere chiari subito; non siamo neanche vicini.
Qui la trama è, forse, potenzialmente più interessante che nel precedente, ma a perdere è il ritmo che, dopo i primi 20/30 minuti si fa latitante, le scene ripetitive e nel finale si deraglia verso l'incomprensibile (e abbisogna di spiegoni continui).
...Però, come già nel precedente, a vincere è la messa in scena.
La pria sequenza è una secca rappresentazione realista di una terribile violenza realizzata senza parole e senza nessun intento shockante, con una regia misurata e fredda. Ma da li in poi comincia un film che tende verso l'espressionismo.
Inoltre c'è un piccolo wire-fu in nuce con i fantasmi che si sbizzariscono in volteggi.
Anche dal punto div ista estetico questo "Kuroneko" perde la sfida con "Onibaba", ma rimane il principale punto di interesse.

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