lunedì 6 giugno 2016

Paura in palcoscenico - Alfred Hitchcock (1950)

(Stage fright)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un'attrice di teatro uccide il marito e fugge dall'amante per farsi aiutare. L'amante si preoccupa di cancellare le tracce lasciate, ma viene visto mentre fugge dalla casa e viene ritenuto colpevole dell'omicidio; a sua volta cerca rifugio da un'amica, la quale indaga per contro proprio (beh, assieme al padre) per cercare di scagionarlo.

Subito un commento a caldo; il doppiaggio italiano dell'epoca è da arresto; per nessuna ragone vale la pena di guardare questo film con quelle condizioni.

Detto ciò, questo è il più godibile esempio hitchcockiano di contaminazione fra i generi. Il classico thriller a cui siamo abituati viene abbondantemente irrorato con ironia (il personaggio del padre della protagonista è un britannico indimenticabile) che riesce a tenere il piede in entrambe le scarpe nonostante il finale che impenna la parte più noiresca. A una visione superficiale può sembrare banale, ma in realtà è un certosino lavoro di lima, perfettamente riuscito.

Hitchcock è sempre ottimo alla regia (anche nei momenti peggiori), qui però è particolarmente dinamico; utilizza abbondanti movimenti di macchina, ma soprattutto gioca con la messa a fuoco, soprattutto sui cambi di messa a fuoco diretti o realizzati facendo muovere i personaggi sulla scena (si pensi alla sequenza iniziale con la Dietrich che entra in scena o tutto l’inseguimento all'interno della scuola di recitazione), inoltre realizza una scena con il fuoco sia in primissmo piano che sullo sfondo (unendo due scene separate), un sotterfugio per ovviare alla mancanza del panfocus (idea che De Palma ruberà in diverse occasioni). Ovviamente non rinuncia nemmeno a utilizzare le scene per spiegare più di quanto non dicano le parole (anche se in questo film sono proprio le immagini a mentire più delle parole).

Forse il più scorrevole e godibile tra i film di Hitchcock; una commedia degli errori incastrata in un thriller, con una memorabile sequenza finale e un flashback finale (tanto vituperato ai suoi tempi) geniale.

PS: il lungo finale è l'esempio ideale per l'uso drammatico di una location per come lo intendenva Hitchcock.

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