lunedì 12 settembre 2016

The grandmaster - Wong Kar Wai (2013)

(Yi dai zong shi)

Visto in Tv.

La storia... quantomeno romanzata, di Yip Man, insegnante di arti marziali che esportò il Wing Chun anche fuori dal ristretto circolo degli adepti. dico un pò romanzata perché della sua vita c'è davvero poco in questo film di arti marziali onore e sentimenti trattenuti.

Ormai è evidente che il regime cinese sta creando una mitopoiesi che inglobi i padri fondatori della cultura cinese un tempo tanto avversata da Mao; dopo aver rivalutato il Buddhismo di stato, si butta sullo storicismo al cinema finanziando wuxia ipercostosi (a fianco dei classici, ma sempre migliori, film sulla seconda guerra mondiale); ora fa il salto e finanzia la creazione di mito... Nonostante questo però mi risulta poco comprensibile aver creato un franchise di successo con la serie di "Ip Man" e poi voler fare pure questo; certo doveva essere l'esportazione di un personaggio a un pubblico più intellettuale, ma il deludente risultato poteva essere ampiamente previsto.

Prima i lati positivi. Questo film è bellissimo. Esteticamente c'è una spesa incredibile di forse per realizzare una fotografia mai così curata neppure nei precedenti film di Kar Wai; colori sempre virati, costruzione impeccabile delle inquadrature scelta di location o di interni magistrale (il film il meglio di se nelle scene sulla neve, dimostrando di saper "inquadrare" il bianco meglio di Kieślowski).

I lati negativi però superano gli aspetti positivi. Di fatto si riassume tutto in Kar Wai che realizza un film non adatto a lui. Lui, perfetto nei sentimenti trattenuti, amante delle trame vaporose senza linee temporali precise dimostra anche qui di saper lavorare bene sul suo (la lunga scena iniziale potrebbe essere apprezzabile senza i continui combattimenti; l'unico espediente ben riuscito del film è il bottone della giacca che si passano i due amanti in nuce, espediente che poteva reggere bene in uno qualunque dei film precedenti di Kar Wai). Però è altrettanto evidente che questo film dovrebbe essere qualcosa di diverso. Dovrebbe essere un biopic (peraltro in costume con un pezzo di storia recente importante), che fa a pugni con le trame vaporose e i ritmi dilatati del regista; dovrebbe essere un buon film di pacche, ma le sequenze action sono degli splendidi balletti fotografati da dio in cui il montaggio troppo rapido e i continui cambi di prospettiva rendono tutto magnifico, ma assolutamente non comprensibile, e se un combattimento del genere può essere soddisfacente a livello visivo, vederne 4 o 5 tenda solo ad aumentare la noia (non c'è il realismo dio un film di kung fu classico dove si apprezza il lavoro fisico, ma neppure l'estetica esagerata, ma non contestabile di un wire fu).
Quello che si ottiene è un film troppo lungo che può scontentare tutti.

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