mercoledì 8 marzo 2017

Ombre - John Cassavetes (1959)

(Shadows)

Visto in DVD.

Tre fratelli afroamericani, ma con la carnagione estremamente diversa, devono affrontare le difficoltà della isterica vita newyorkese, con in aggiunta il razzismo strisciante.

Diciamolo subito che io ho un'idiosincrasia per Cassavetes. Disprezzo con distacco tutti gli obblighi programmatici a realizzare una sorta di naturalismo cinematografico dopo il neorealismo italiano, perché nove volte su dieci, chi si impegna nel raccontare il contesto sociale con verosimiglianza, si dimentica del ritmo (o più spesso si dimentica che il cinema è una delle arti che più ha nel DNA l'intrattenimento); in definitiva disprezzo gli intellettualismi segaioli che si limitano ad ammazzare il linguaggio cinematografico in favore di una pretesa profondità. Detto ciò, Cassavetes lo conosco molto poco, ma quel poco lo incasello in quella nicchia.

Per fortuna però "Shadows" è stato una bella sorpresa. Questa è la seconda versione di un omonimo film precedente basato sull'improvvisazione totale; questo auto-remake è stato ripulito dai tempi morti e da quegli intellettualismi fini a sé stessi (attirando sul regista gli strali dei fanatici).
Non siamo davanti a un film impeccabile e certamente lo stile è acerbo, ma è evidente che questo è un film tout court.

La storia è piena di elucubrazione che rallentano l'andamento della storia (ma questo è figlio del suo tempo); ma questo non limita di apprezzare la regia. Cassavetes dimostra di avere un occhio magistrale  costruisce ottime inquadrature rendendo godibile una fotografia molto sgranata e primissimi piani continui, costruendo scene a incastro su più piani e muovendosi fra tagli di montaggio, il tutto in quella che può, comunque, essere considerata un'opera prima.

Come elemento storico è inoltre importante identificarlo come un film anti-hollywoodiano per storia produttiva e andamento; ma a mio avviso rimane più rilevante la trama stessa. Che io abbia in mente, questo è il primo film USA con protagonisti degli afroamericani (tutti i protagonisti) che soffrono delle stesse crisi e degli stessi problemi dei bianchi, indipendentemente dal lavoro, dal sesso e dall'origine sociale; solo in un secondo momento subentra il tema della discriminazione.

Questo è un film che mi riappacifica, in parte, con Cassavetes, ma che rimane ancora più interessane che godibile.

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