lunedì 17 aprile 2017

Lo scapolo - Antonio Pietrangeli (1955)

(Id.)

Visto in Dvx.

La vita di uno scapolo di trentanni, allergico ai rapporti stabili, da cui si defili appena si sente l'imminenza di un'idea di matrimonio. Vive la sua condizione con una felicità che presto si dimostra di facciata.

Un film fantastico che, ammantato da un'aura di commedia (sostenuta molto dalla presenza di Sordi all'epoca al picco della fama, ma sceneggiata anche dallo stesso Pietrangeli), mostra una realtà amara. A conti fatti non è un commedia, al massimo un simpatico film sulla solitudine; una solitudine che assomiglia a quella del successivo "Io la conoscevo bene"; una solitudine che qui è fortemente voluta, almeno all'inizio, pretesa e poi sofferta, ma ormai l'abitudine all'isolamento rende difficili i rapporti personali duraturi.
Ma questo è anche un film magnificamente anticonformista; nell'Italia cattolica anni '50 un film su uno scapolo fiero di esserlo che combatte contro una società che lo vorrebbe obbligare al matrimonio è di per se sovversiva, ma Pietrangeli non ama gli eroi (figuriamoci Scola; anche lui cosceneggiatore), e il suo protagonista non combatte con fierezza e per nobili ideali, è un omiciattolo infantile che combatte per il diritto a un edonismo che diviene zavorra nel momento in cui il tempo gli toglie il manto di splendore della gioventù.

Sordi è centrale e mattatore, spesso in scena da solo, spesso pure in eccesso. Protagonista di lunghi monologhi, molti borbottii privati e diversi pensieri esposti. Questo film è totalmente su Sordi, che non solo non smette di interpretare il suo italiano medio, ma stavolta lo azzecca in toto; pochi momenti realmente buffi, i suoi tic e i suoi istrionismo da caratterista sono tenuti a bada e riesce splendidamente in una parte che di buffo ha poco e di malinconico molto.

Alla regia Pietrangeli ci mette soggettive e un bel piano sequenza iniziale, ma principalmente lavora di attori con una regia parca e precisa e la costruzione di diverse sequenze densissime di significato pur nella loro essenzialità. Su tutte si fanno ricordare la cena solitaria (e il triste dopo cena) a parlare con un altro scapolo di mezza età o il ritorno a casa, dopo una serata finita mala, con il tentativo di ammazzare il tempo lungo la strada.

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