lunedì 3 aprile 2017

Ricky, una storia d'amore e libertà - François Ozon (2009)

(Ricky)

Visto in tv.

Una donna con già una figlia si innamora di un uomo con cui decide di convivere; avranno un figlio, ma presto due lesioni sulla schiena del bimbo porranno dubbi alla donna per quanto riguarda l'affidabilità del compagno che verrà cacciato. Le lesioni però si dimostreranno essere due ali in nuce che si svilupperanno con incredibile rapidità...

Il film si mostra fin da subito come un'opera di Ozon, non tanto per i contenuti, quanto per l'estetica; una fotografia impeccabile (dai colori più contenuti rispetto a quanto ci ha abituati il regista francese, ma sempre scelti con cura) e una regia geometrica; le inquadrature sempre dense con immagini sempre riempite dalla presenza dei personaggi o dagli oggetti di contorno.
A livello estetico quindi, seppure con le ovvie differenze dovute al tono del film, siamo sempre dalle parti dell'ottimo cinema di Ozon ed è un piacere.
Ancora una volta poi, il regista si diverte a realizzare un film in cui i generi si fondono e i canoni vengono sbaragliati; il film inizia come un'opera drammatica intima, ma dai risvolti sociali e, a metà, devia verso il fantastico, con brevi accenni di verosimiglianza (le reazioni dei familiari, dei medici e dei giornalisti) per poi sfociare in un finale da commedia (in senso letterale), un relief dalle brutture precedenti dato da una speranza non meglio giustificata.
Il problema non è il cambio in corsa (che anzi, è un momento ben riuscito), quanto che dalla seconda metà in poi il film sembra girare a vuoto; incredibilmente il dramma sociale dell'inizio regge bene, ma i fantastico sembra presto pretenzioso e senza alcuna utilità che non sia la scena finale.

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