mercoledì 26 aprile 2017

Solaris - Andrei Tarkovsky (1972)

(Solyaris)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in italiano.

Uno psicologo vieen inviato a valutare un gruppo di scienziati preposto allo studio del pianeta Solaris dopo una serie di comportamenti quantomeno strani. La stazione risulta abbandonata, anche se due membri del gruppo sono ancora vivi. Presto si renderà conto che il pianeta è vivo e rende reali pensieri o ricordi; per lui, farà tornare in vita la moglie morta.

Un film elegante e algido che cerca, intellettualmente, di parlare di memoria, di affetti e di rapporto con il proprio passato (cercando di dimostrare come il tentativi di fissare per sempre alcuni momenti della propria vita, o anche di cercare di ricrearli, sia impossibile e i tentativi sono destinati al fallimento). Gestito con uno stile incredibilmente pacato, con una regia dinamica, ma meno espressiva rispetto ai precedenti film del regista (ci sono diverse panoramiche circolari e uso dei colori ragionata, una fotografia gradevole inficiata solo dalla scarsa qualità della pellicola).
Il film gioca spesso sul simbolismo, sul suggerimento e mai sulla dichiarazione; tenuto tutto sui colori terrei (che richiamano le lunghe inquadrature autunalli della prima metà ambientata sulla terra) cerca di costruire immagini, mai esotiche, ma sempre ricercate (raggiungendo il punto più alto nel momento di assenza di gravità, che rappresenta anche il massimo degli effetti speciali del film). Interessante anche l'attenzione per la natura; se tutta la prima parte sulla terra vengono continuamente mostrate immagini naturalistiche, una volta giunti sulla stazione spaziale c'è un continuo tentativo di ricreare la natura (la piantina del finale, la carta sul condizionatore per imitare le foglie), come il pianeta fa con i ricordi.

Un film molto denso e molto cerebrale (come sempre in Tarkovsky) che sfrutta la fantascienza per ricreare un luogo dell'anima distante da tutto per interpretare il lavoro quotidiano nella mente delle persone. A mio avviso, più che capito, il film va goduto.

PS: edizione italiana tagliata di 40 minuti introduttivi e distrutta da una sceneggiatura realizzata dalla Maraini e scientemente peggiorata da Pasolini.


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