mercoledì 3 maggio 2017

Sotto l'ombra - Babak Anvari (2016)

(Under the shadow AKA L'ombra della paura)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Pochi anni dalla rivoluzione khomeinista e durante la guerra con l'Iraq, una donna vive in una Teheran bombardata quasi quotidianamente; con una figlia e il marito che viene spostato vicino al confine attaccato. Lei, dal canto suo si vede rifiutare il re-ingresso all'università di medicina a causa delle sue contestazioni negli anni iniziali della rivoluzione. Intanto nel suo condominio gli abitanti se ne vanno ad uno ad uno mentre la figlia comincia a vedere persone che le chiedono di andarsene con loro.

Il film non è esattamente un horror, ma più un dramma che flirta con la paura e crea tensione con i jinn (spiriti della tradizione pre-islamica, nominati anche nel Corano). Ma quello a cui si assiste è, in realtà, il disvelarsi dell'orrore che sta dentro la protagonista, come in "The Babadook"; emblematica la scena iniziale in cui la donna, velata in nero da capo a piedi, si vede rifiutare l'ingresso all'università e, dall'ampia finestra in quella stanza, si vede alzarsi un fumo nero di cui lei sola si accorge. Il film è un horror che mostra esternamente le reazioni di questa donna a un ambiente oppressivo sotto ogni punto di vista, dove l'isolamento e l'abbandono sono protagonisti, un mondo popolato solo da donne (gli uomini sono inutili voci telefoniche o si limitano a morire o rimangono in disparte senza capire la situazione come i poliziotti che contestano la mancanza del velo) in cui lo spirito più inquietante è una donna coperta da un lungo chador.

Alla sua opera prima Anvari costruisce un dramma inquietante e gestito benissimo nel suo peggiorare costantemente, ma riesce anche a costruire un horror da camera assolutamente efficace (di scene che inquietano ce ne sono), ma riesce anche a metterci dentro tutta la critica sociale a un regime teocratico oscurantista mettendolo però come (costante) sottotesto. Infine, alla sua opera prima, Anvari riesce perfettamente a costruire scene affascinanti e originali, giocando di fotografia terrea e mettendo la protagonista in ambienti sempre più cadenti fino a uno scontro tutto giocato dentro al velo della donna misteriosa.

Il cinema iraniano si arricchisce di un nuovo, notevole, autore.

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