lunedì 5 marzo 2018

La forma dell'acqua. The shape of water - Guillermo Del Toro (2017)

(The shape of water)

Visto al cinema.

Una donna delle pulizie muta che lavora per un'agenzia governativa americana scopre che l'ultima ricerca riguarda una creatura acquatica con cui entra in contatto. Il feeling è reciproco e dal rapporto nascerà l'amore e... la disobbedienza civile con il tentativo di fuga e la liberazione del mostro.

Una favola dark come ci ha abituati Del Toro con una preponderante iniezione timburtiana con il concetto che i mostri non sono i freak, ma le persone normali (qui il vero mostro è "l'uomo del futuro" che guida cadillac e mangia gelatina verde) e in cui la galleria di outsider non è legata all'adolescenza o alla mostruosità, ma alla condizione sociale (sono gli anni '60), quindi il gruppo di fenomeni da baraccone non comprende veri e propri freak, ma i dimenticati dal racconto dell'america wasp, come gli omosessuali, i neri o i russi (quelli che non si allineano, pure loro, alle logiche della politica).
La fotografia affidata all'uomo che curò quella di "Amelié" (e qui ci si avvicina molto per intensità dei colri, ma si discosta per l'uso estremo del verde in ogni sua variazione) traccia un ulteriore parallelismo fra il mondo favoloso alla francese e quello americano, in quest'ultimo la fuga dalla realtà è data dal cinema, che permette agli amanti di ballare, ai muti di cantare e a chiunque di distrarsi dalle brutture del mondo o, almeno, comunicare.

La trama è semplice, ma non semplicistica. Il vero difetto di questo film è lo scarso coinvolgimento. Tutto è perfetto (il finale consolatorio, ma in maniera originale finalmente non delude) e ben curato, con una regia che fa i salti mortali pur senza dare troppo nell'occhio; tuttavia le emozioni autentiche e non pretese sono poche.
Il film si riassume nel personaggio della Spencer, coprotagonista effettivo assieme a quello di Jenkins, caratterizzata il più possibile, presente nei twist più importanti, ma totalmente insignificante (nella fuga si mette in mezzo per fermarla e poi non aggiunge nulla, viene interrogata su quanto successo, ma saranno altri a fare i delatori, porta la polizia, ma è chiaramente un deus ex machina che avrebbe potuto essere fatto in qualunque altro modo), un magnifico McGuffin, ma niente di piuù, uno splendido guscio vuoto.

2 commenti:

Babol ha detto...

Pensa che io mi sono ritrovata coinvolta dall'inizio alla fine, amando tutti i personaggi e ogni soluzione trovata da del Toro, dalla regia alla sceneggiatura.
Sono davvero contente del riconoscimento ottenuto da uno dei miei registi preferiti!

Lakehurst ha detto...

si vede che con l'età mi sto indurendo.
Comunque sono molto contento per Del Toro