mercoledì 4 aprile 2018

Happiness - Todd Solondz (1998)

(Id.)

Visto in Dvx.

Storia corale incentrata su una famiglia (genitori oltre la mezza età; tre figlie adulte, una felicemente sposata, una perennemente alla ricerca di una vita felice, la terza nevrotica scrittrice di successo) e sulle loro relazioni. Ognuno avrà un'idea di felicità da perseguire, ognuno cercherà di perseguirla, ognuno fallirà a modo suo.

Solondz è campione nel prendere un canovaccio da film commerciale mediamente cretino (come in "Fuga dalla scuola media") o da commedia/drammetto classico senza spunti (come in questo caso) e trasformarlo in un film tutto fuorché cretino, tutto fuorché scontato e rassicurante.
Sempre in Solondz il grottesco è centrale per dare alla vicenda quel gusto particolare, ma mai come in questo caso ci si trova davanti a un capolavoro di equilibrismo. Il film lega insieme le sue componenti creando un unicum che è grottesco, è divertente, è angoscioso squarcio sociale, è iperbole, senza nessuno sbilanciamento. Perfetto anche l'equilibrio fra i personaggi; fatti salvi i genitori (lasciati piuttosto in disparte), nessuno della decina di personaggi prende il sopravvento sugli altri, ognuno sguazza nel proprio fango con un minutaggio dignitoso.

Poi lo stile pop, anche se piuttosto freddino, fa il paio con una fotografia pacatamente kitsch; mentre l'intero cast dimostra di essere stato la scelta migliore per la parte (ovvio che tutti gli applausi se li prende il solito Hoffman, ma anche gli altri non scherzano; spiace solo per il sottoutilizzato Gazzara).

Il problema di questo film sta tutto nel manico; è un film grottesco che parla coscientemente dei temi più scabrosi che possa toccare (pedofilia, discussioni sul sesso fra padre e figlio undicenne); lo fa con la grazia dell'equilibrista, ma il tema è sempre quello. Per chi non può proprio sopportarlo il film non piacerà; per chi lo tollera il film sarà una sorpresa.

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